venerdì 5 maggio 2017

Giornata Nazionale dell'Arte dell'UCAI-Unione Cattolica Artisti Italiani a Palermo nella Chiesa di san Giiorgio dei Genovesi Sabato 6 Maggio

L'INTRODUZIONE AL VOLUME  
 Far dialogare i linguaggi e metterli in relazione è sempre stato un compito a cui ha atteso l’U.C.A.I. e che questa stessa rassegna propone ancora come esempio alto e confronto, anzitutto, spirituale, tra artisti che non credono alla loro onnipotenza ma si richiamano ad una fede trascendente che piuttosto li valorizza senza albagia. 
   L’artista, infatti, è un facitore di ponti fra la realtà e il suo essere e il manifestarsi idealmente nella realtà stessa, attraverso le proprie opere.
  Chi sostiene la scissione e l’autonomia dei linguaggi settoriali nell’arte, ha certamente una visione parcellizzata e non organica della creatività che gli deriva, invece, da un Dono che lo trascende e che egli stesso può affinare nella ricerca di un continuo perfezionamento. 
   L’arte ha così una specificità redimente che va perseguita o facendola e svolgendola come atto o fruendola come balsamo spirituale. 
   Tuttavia, è dalla natura che apprendiamo il significato profondo del fare arte, non solo come imitazione, ma come ri-creazione ideale e concettuale. 
   Ora, davanti allo svolgersi contraddittorio della modernità e all’avvento del nichilismo, l’arte diviene sempre più una necessità etica ed estetica al contempo, in grado di costruire possibilità di umanesimo che resiste alla barbarie. 
   A patto però che l’arte non diventi insensato minimalismo, incoerente pragmatismo, ricerca spasmodica del brutto. E ciò vale in tutti i domini in cui l’arte si manifesta: la pittura, la letteratura, la musica, la scultura, la parola filosofica, la cinematografia, appunto in manifestata unità, in oltreprassi, in autentica liberazione dall’ovvio.
   Anche i luoghi, come il castello a mare di Palermo, hanno un eminente significato simbolico, per ciò che rappresentano storicamente e per quello che metaforicamente ci propongono come riflessione ulteriore sull’esserci, sul divenire e sul nostro stesso destino. 
   Affidare il talento, quindi, non al narcisismo ma alla perennità cosmica è non solo auspicabile ma compito doveroso per ridare senso e significato ad ognuno, in grado di umilmente discernere e di potere rendere così testimonianza alla bellezza, alla natura, all’unicità della vita, che Dio ci ha consegnato e che abbiamo il dovere di preservare e affermare senza necessariamente piegarci alle mode e al tempo oscuro che viviamo. 

Tommaso Romano


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