lunedì 29 febbraio 2016

Tommaso Romano, "Non Bruciate le carte" (Ed. Prova d'autore)

di Sandra Guddo

Non lasciatevi ingannare dalla dimensione quasi tascabile di questo libro che è una preziosa raccolta dei pensieri, aforismi, frasi di Tommaso Romano, selezionati  dalla sua vasta e variegata produzione letteraria, per mano di Maria Patrizia Allotta.
 “ Non bruciate le carte “ titolo del volumetto in questione, è anche un monito che proviene dallo stesso interessato che, come noto, assegna alla memoria un valore assoluto, in quanto soltanto attraverso il recupero delle opere è possibile salvare dall’oblio il ricordo di chi ha voluto testimoniare il suo contributo, grande o piccolo che sia, alla costruzione del sapere per consegnarlo ai posteri . Questa raccolta non asseconda soltanto tale scopo ma segue un progetto, un disegno, soppalca la complessa architettura atta a rendere più facilmente comprensibile il pensiero di Tommaso Romano e ne fornisce una chiave di lettura che può essere condivisa o no ma che ha anzitutto l’obiettivo di esplicitare le sue idee a chi lo  segue da tempo ma soprattutto a chi si accosta per la prima volta ai suoi scritti.
Esporre la propria filosofia di vita attraverso la raccolta di brevi frasi tratte dalle sue opere, rientra nella convinzione, già espressa da Edouard Manet, che la verbosità annoia il lettore mentre la sintesi ne favorisce la riflessione. T. Romano esalta la capacità di sintesi, considerata un vero e proprio dono, affermando il valore del ” linguaggio essenziale, espresso per sottrazione più che per abbondanza. “
 Interpretare il pensiero di Tommaso Romano, organizzato in sistema filosofico, non sarà un’impresa facile ma è la meta del nostro viaggio interpretativo, consentitemi la metafora, che si svolge attraverso tre tappe fondamentali: la prima si sofferma sul valore della parola che è “ universo molto più che verso”; la seconda tappa ci propone l’ arte che “come verità e stile, promuove e svela”. Alla fine del percorso T. Romano ci invita ad una profonda riflessione sul senso della vita che “ è già pienezza questa vita, già ora “.
Poeta colto e raffinato, T. Romano considera la parola un dono, quasi una magia che “ si appalesa perché nasce da un pensiero che si manifesta “. La poesia ha una forte connotazione ontologica e mistico- religiosa, nasce dall’Assoluto e a Lui ritorna, rinvigorita, attraverso un procedimento metanoico. La parola in quanto “versus “ è il veicolo privilegiato della verità trascendente, rin-salda il legame tra l’umano e il divino nella continua dialettica immanenza- trascendenza.
Il versus poetico perciò non può essere utilizzato nel “ segno di improduttivi appagamenti letterari e di ricercate parole ad effetto o di consolatori ebetismi o ancora clownesco esibizionismo dell’apparire. “ Non può essere ricondotto “ a proclama ideologico, a sciatteria, a nichilismo, perdendo ( … ) il valore alto della profezia, l’annuncio di un destino, il disegno di un viaggio decisivo.”  La parola è segno del segno, è un dono ricevuto impregnato di religiosità; come tale va trattata e rispettata.
La parte centrale di “ Non bruciate le carte “ costituisce una vera e propria teoria estetica in quanto da semplici frasi ed annotazioni è possibile rintracciare la sua convinzione che l’arte si esplica innanzitutto nei valori assoluti della Bellezza e della Verità. Ciò che caratterizza la nostra identità è proprio l’educazione artistica che deve avere, da parte dei governi, la stessa attenzione che si rivolge alla scienze economiche o politiche perché, proprio attraverso l’arte, un popolo può essere più consapevole e più libero. L’arte, in tutte le sue manifestazioni, consente al genio creativo di esprimersi e di operare nella tradizione, le innovazioni che si pongono “ aldilà del giudizio estetico che ciascuno di noi può esprimere.”
“ L’arte è altro dalla natura e dalla vita anche se da esse viene e si riferisce.”  Utilizzando termini kantiani, è possibile affermare che l’arte rappresenta la perfetta sintesi che mette in contatto il mondo fenomenico con il noumeno, realizzando la più compiuta operazione trascendentale il cui risultato è, appunto, l’opera d’arte: non soltanto immanente né solo trascendente ma fusione di entrambe che conferiscono all’arte così intesa valore universale. L’arte ha anche una funzione liberatoria e catartica che aiuta l’uomo a superare le inquietudini e le passioni che travagliano il nostro vivere quotidiano, guidandoci infine, come affermava anche Aristotele, alla purificazione e allo svelamento della Verità.
Il nostro viaggio si conclude con un  mosaico di riflessioni che mostra al lettore la sintesi della ricerca poetica-letteraria di T. Romano che potrebbe costituire, nel suo complesso, le fondamenta per una teoria sull’Etica, tema che è stato da sempre oggetto di speculazione filosofica che ha accompagnato l’uomo nel suo faticoso cammino verso la conoscenza e la verità.
Il problema etico rimanda necessariamente al problema della libertà di coscienza e quindi del “ libero arbitrio”. Come scrive T. Romano: “ Dio crea anche le nostre libertà, da non immiserire nella costruzione delle teologie “, in nome delle quali, vengono predicati da politici indegni nella “ retorica di un ordine mondiale, valori assoluti come  giustizia, pace, uguaglianza, solidarietà e amore”. Ebbene “ quel Cristo non è Gesù Cristo. E’ un’altra cosa”. Le costruzioni teologiche innalzate per nascondere altri interessi ben più contingenti e miserabili, vanno abbattute per “ ricostruire il senso che è essenzialmente religio. “
Come aveva affermato il filosofo e teologo tedesco F. Schleiermacher (  1768/ 1834 ) nella sua opera “ Grundilien einer kritik “ la religiosità “ est una in  rituum  varietate  ”.
Essa non è conoscenza né moralità né fede perché altrimenti scadrebbe nel dogma; la religiosità spogliata dalle forme, dai riti che l’hanno accompagnata nell’evoluzione storica è musica che accompagna l’uomo nella vita del Tutto.
Per certi aspetti, il pensiero  di T. Romano è molto vicino alle posizioni di Scheiermacher in quanto anche per lui è indispensabile “ ricostruire il senso che è essenzialmente religio “ per cui diventa prioritario per l’uomo contemporaneo, immerso in una società piena di falsi idoli, “ non smarrire mai la centralità dell’essere, la profondità del pensiero , la capacità di affrontare senza paure il non conosciuto.
Innumerevoli sfaccettature arricchiscono l’impianto del pensiero filosofico del nostro autore grazie ad una serie di considerazioni che costituiscono una sorta di vademecum che può accompagnare l’uomo nel suo viaggio terreno ed aiutarlo a comprendere che  questa vita è già pienezza, già ora . A patto che egli comprenda che “ anche l’uomo comune, milite ignoto dell’ordinario ( … ) ogni pur piccola tessera del mosaico che comprende l’esistenza, diventa importante, determinante per l’ historia di ogni uomo “. Egli è “ tassello vivo “ che contribuisce alla costruzione del complessivo  disegno di quel mosaico di cui è corresponsabile senza alcuna differenza tra il Napoleone e il piccolo raccoglitore di lattine: entrambi, ognuno a modo proprio , trovano posto nel  mosaicosmo  , neologismo da lui ideato per indicare la sua visione del Disegno. Ed è  in quest’ottica che T. Romano rifiuta energicamente l’etica utilitaristica, basata sul  do
ut des,  ma riqualifica la vita quotidiana come “ palestra per  applicare l’etica su cui confrontarci “.
Al di fuori di ogni atteggiamento di superomismo, di negazionismo o di nichilismo occorre sapere confrontarsi, con moderazione, “ sulle culture altre “ . Occorre rivalutare “ l’ascolto e il dialogo con tutti e l’attitudine al plurale, evitando però il sincretismo, nemico principe dell’autentica universale sintesi “.

giovedì 18 febbraio 2016

"Scrivere degli altri e di sé" (Fondazione Ignazio Buttitta) a cura di Tommaso Romano

di Corrado Camizzi

L'elegante volumetto contiene gli Atti di un Convegno sul tema La Biografia come scienza arte e memoria, tenutosi a Bolognetta (PA) il 16 Ottobre 2010. Un tema quanto mai originale e attuale, anzi proiettato al futuro. “Rilevo anzitutto – dice Elio Giunta nel suo intervento - l'aspetto meritorio di questa iniziativa culturale, giacché riunirsi a livello scientifico per discutere sul tema “biografie” mi torna come cosa rara, anzi a mio giudizio, qui si colma una lacuna”. Infatti, finché si parla di biografia come memoria e arte, biografia tra storia e letteratura, siamo tutti abituati e d'accordo, ma arrivare a parlare di attività scientifica in questo campo significa riconoscere l'esistenza di un “metodo”  oggettivante e condiviso nonché di risultati capaci di integrazione con altre discipline come la storia, l'antropologia, la pedagogia, la sociologia, la letteratura, il cinema… Anche se sottrarre del tutto alla  soggettività la narrazione di una vita (di altri o di sé) è cosa non difficile ma impossibile, come ben sottolinea Ignazio E. Buttitta nella sua relazione fondativa, affermando che “l'aderenza al presupposto dell'assoluta oggettività di ogni scrittura scientifica è viziato ab origine”, ciò non vuol dire che la ricerca della verità, come obiettivo finale seppure non interamente raggiungibile, non debba essere alla base di ogni biografia o autobiografia. E, come ricorda Salvatore Di Marco, già un'impostazione approfondita di questa riflessione è stata data da Tommaso Romano “il quale in alcuni suoi saggi specifici, tende a dotare la historia vitae, il racconto di un'esistenza, la biografia, di uno statuto scientifico proprio, da cui discende, ovviamente, il profilo deontologico del biografo”.
            Ovviamente, in questa prospettiva scientifica, è l'indagine sul rapporto tra verità e  historia vitae che informa di sé tutte le relazioni qui contenute,  in una varietà (ben 21) di voci e di argomenti che formano un mosaico complesso ed organico, in cui ogni relatore porta il suo arricchimento al dibattito. Conclude, infatti il Di Marco: “la biografia o è verità o non è tale”.
            L'impostazione scientifica non risulta restrittiva: la Biografia è e resterà sempre “la descrizione di una vita, il profilo cronologico fatto dal vissuto”, “una storia umana individuale che entra nella storia”, “operazione di verità che serve per imparare dalla vita degli altri” (Vito Mauro), incontro con un'esistenza umana unica e irrepetibile, luce che mette “l'individuo e il suo libero arbitrio al centro dell'evoluzione epocale”, scelta e trasmissione di valori, occasione di riflessione, indagine storica, psicologica e sociale, conservazione per i posteri. Il tutto vagliato da carica emotiva e passione e motivato dal bisogno di memoria per sopravvivere al tempo, come ricorda Piero Vassallo, narrando (Sulla biografia dei proscritti) l'allucinante esperienza della non mortale fucilazione del giovane fascista valdostano Piero Sassara da mano partigiana.
            L'indubbio interesse oggi esistente sull'argomento (forse non tutti sanno che esiste anche una Libera Università dell'Autobiografia, ad Anghiari) è documentato dal proliferare di Dizionari biografici, magari legati al territorio o ad  una specifica disciplina, che tendono a far emergere dall'oblio esistenze di pubblico interesse, altrimenti a rischio di essere oscurate. In particolare, due relazioni documentano questo settore: quella di Marinella Fiume, curatrice del Dizionario biografico Italiane e del Dizionario Siciliane, e quella di Maria Patrizia Allotta, su un interessante progetto che, da alcuni anni, coinvolge studenti di una Scuola Superiore di Palermo ed ha prodotto varie pubblicazioni contenenti numerose schede biografiche di Siciliani culturalmente rilevanti (letterati, filosofi scienziati, musicisti, …).
            Al proposito, da diversi relatori viene sottolineata la funzione educativa e pedagogica che può avere una biografia, a iniziare da quella del Padre Cornelio Fabro, scritta da Rosa Goglia, che Annamaria D'Ambrogio definisce “pedagogica per antonomasia”, “per il suo ricco contenuto, per il metodo adottato nella sua stesura e per il suo protagonista” che ella chiama “maestro in umanità”.
            Il sottogenere Autobiografia ha, in più, caratteristiche sue proprie. Francesco Paolo Calvaruso afferma che “l'autobiografia non è solo il piacere di ritrovarsi, di ripercorrere la propria storia, ma soprattutto è un'occasione auto-formativa”. “Dal lavoro di ri-scrittura di sé emerge il passaggio dall'autobiografia all'autoanalisi”. Scrittura di memorie, di diari, narrazione della propria vita, quindi, come momento di maggior consapevolezza di sé, attività formativa, terapeutica e consolatoria, capace di riappacificarci con noi stessi, che induce in chiunque ne faccia esperienza una dimensione autopedagogica, autoanalitica e introspettiva. “In definitiva parlare e scrivere di sé costituisce sia un momento autoconoscitivo che socializzante” (Antonella Colonna Vilasi).
            Non manca neppure, tra i contributi, una significativa finestra sull'antichità, con un breve, ma sintetico ed incisivo, excursus sulla biografia nel mondo antico, dove Maurizio Massimo Bianco  fa il debito accenno anche all'agiografia e all'epistolografia. Alcune poesie siciliane, lette durante  l'incontro -particolarmente toccante quella dedicata alla popolana guaritrice Donna Lunarda- evidenziano la potenza espressiva dell'idioma dell'Isola, arricchendo e potenziando l'anima siciliana che ha ispirato e sostenuto tutto il convegno.
            Nell'ottica quindi della stimolante galleria di interventi che ci si presenta in questo libro, la Biografia acquista un'identità propria, di genere non minore, dotato di specificità autonome, connesso  alle altre arti e discipline, radicato nel passato e denso di prospettive per il futuro. 

mercoledì 10 febbraio 2016

Ripubblicati in forma integrale i saggi di Giuseppe Cottone, Franca Alaimo e Franco Trifuoggi

Sul blog cosmospirituale.blogspot.it si possono leggere integralmente i volumi sulla mia opera poetica di
  • Franca Alaimo, Le Eutopie del viaggio. La poesia di Tommaso Romano. Prefazione di Davide Rondoni, Ed. Vallecchi, Firenze, 2005 
  • Giuseppe Cottone, "Eremo senza terra" di Tommaso Romano, in "Nel segno della poesia". Prefazione di Antonino De Rosalia, Ed. SPES, Milazzo, 1997 
  • Franco Trifuoggi, La poesia di Tommaso Romano, in "Quaderni di Arenaria" a cura di Lucio Zinna, Ed. Ila Palma, Palermo, 2013