martedì 10 gennaio 2017

Il mio ricordo di Zygmunt Bauman

di Tommaso Romano

La scomparsa di Zygmunt Bauman mi rattrista e mi induce ad una breve riflessione, da ampliare in seguito.
Bauman è stato un geniale se pur discutibile e controverso, analista sociale un’interprete, anche filosofico agevole alla fruizione e alla lettura della postmodernità definita, come noto, liquida.
Molti suoi spunti e indicazioni sono assai originali e utili, senza però assolutizzarne gli esiti. Altri risultano di meno interesse anche per le matrici, non sempre superate del suo originario marxismo. Tuttavia corre un filo necessario da recuperare, da Max Weber a Bauman che si può ricostruire, anche criticamente e senza esaltazioni smodate, per ricomporre un itinerario di analisi dei fattori comunitari, senza pregiudizi ideologici e senza acquiescenze assolute.
Lo incontrai ad un Convegno organizzato in grande stile dalla Erickson a Rimini nel 2015: uomo gentile e libero nel dialogo e nei giudizi, chiaro nello svolgimento della sua conferenza, mi diede la sensazione di un uomo consapevole e profondo.

Incontro, pur nelle differenze valutative filosofiche e sociologiche, certamente indimenticabile.

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