mercoledì 20 gennaio 2016

La capitolazione della ragione: sovvertire il genere umano

di Tommaso Romano

La pesante offensiva architettata scientemente nei confronti dell’integrità e intangibilità del genere umano, per come esso è naturalmente, razionalmente ed affettivamente e per come lo sperimentiamo e lo intendiamo da sempre, è puntata a relativizzare e comprendere, giustificandolo, ogni singolare capriccio e ogni egoismo, esaltandolo come espressione di autonomia e libertà senza limiti, individualisticamente intesa.
In effetti, se ben si seguono le sorti “magnifiche e progressive” del libertarismo e del libertinismo filosofico e letterario (che agiscono attraverso la radicale concezione della gnosi, da tempo immemore), dell’edonismo come ideologia e prospettiva assolutamente liberanti, sciolte da ogni legame e vincolo, non possiamo che assistere ad un processo che ha attentato e sta mirando al cuore dell’ordine civile e morale, e ciò sia detto senza moralismi. Complici e attivi protagonisti di questo rivoluzionario stravolgimento tentato al fine di creare l’indistinto umano, l’androgine asessuato, la interscambiabilità dei ruoli, senza residua identità, un briciolo di pudore e valori che si concretizzano nelle pratiche che affondano nell’elaborazione artificiale razionalista, illuminista, positivista, freudiana e che hanno trovato i fondamenti teorici  e poi applicativi nel ribaltamento dei concetti stessi di ordine civile e di diritto naturale. In tutti gli ambiti, una tale distruttiva e nichilistica tendenza si è manifestata con straordinaria virulenza: dalla scienza politica alla teologia, dalle scienze umane e sperimentali al conseguente predominio voluto della tecnica, sostenuto da occulti manovratori che fanno riferimento ai grandi poteri economico-finanziari, da ascrivere alla logica imperante e spietata del capitalismo mondialista senza volto e senza morale.
Non solo si è ingenerata la grande messa fra parentesi e sottovalutazione di Dio, ormai ridotto a simulacro nemmeno tanto simbolico, a un consolatore che tutto giustifica (una aberrazione smentita in toto dai Testi Sacri, dall’Antico e Nuovo Testamento e per gran parte anche dagli apocrifi), una sorta di indistinto amministratore onorario dell’universo, più correntemente inteso come non altro che una mera costruzione del pensiero umano, un’anticaglia insomma che ancor meno del famoso oppio di Marx.
Deismo e Panteismo si incontrano così nella codificazione del vago sentimentalismo consolatorio, lo stesso Gesù Cristo è al massimo considerato un bel personaggio della storia al pari di altri profeti o pseudotali come Maometto, Buddha, Confucio, ecc…, non certo la fonte della Verità che si è umanizzata nella Sostanza Divina per salvare. Un Cristo buono, arrendevole, per giustificare senza ricorrere alla giustizia e al giudizio divino. Una rivoluzione, che non ha risparmiato le chiese, a cominciare da quella cattolica, nella stragrande maggioranza delle loro gerarchie e componenti.
La secolarizzazione della società è una conseguenza di questa riforma sostanziale che porta, a volte inavvertitamente, all’eclissi del Dio Creatore.
La separazione assoluta fra vita civile e vita religiosa e sacrale, ha naturalmente portato alla totale laicizzazione delle istituzioni, con la radicale espulsione di ogni riferimento trascendente a favore di una etica e di una prassi umana, molto umana che, in nome dell’assolutezza del soggetto, nega in radice ogni possibilità di etica pubblica fondata sul ricorso a valori, principi, modelli fondati sull’autorevolezza e non sul relativismo che tutto equipara nell’esigenza dell’umano.
Cade così il principio, che è naturale oltre che giuridico, della famiglia fondata oltre che sull’amore, intanto su ciò che la fa in quanto  tale, e cioè un padre e una madre e il figlio loro frutto. Si vorrebbe equiparare la famiglia naturale a quella di sana pianta inventata dall’arbitrio individualistico ed edonistico, negando in radice la natura stessa a  favore dello sfruttamento funzionalista della maternità surrogata. Argomentare che gran parte dei paesi stranieri va legalizzando tutto ciò, non significa certo decidere per il reale progresso e l’integrità dell’istituto familiare, naturalmente vocato alla trasmissione della vita.
La condizione omosessuale è quindi da considerare come cosa a se stante rispetto all’equiparazione degli istituti familiari che è oggettivamente tutt’altra cosa. L’una, quando è vissuta decorosamente, senza ostentazioni e nelle normate garanzie delle reciprocità si può inscrivere nella prassi (ma ciò vale esattamente anche per la condizione degli eterosessuali), l’altra s’inscrive  nella astrazione e nella pretesa puramente egoistica. 
Lo stato non può certificare né il furto né l’assassinio, seppur praticati da una minoranza,  le istituzioni moderne tendono invece a legalizzare ogni inclinazione e ogni volere, legiferando non per il bene comune e dei terzi ma per il bene esclusivo dei singoli che non si curano, a loro volta, delle conseguenze che potranno ingenerare su una prole votata alla disidenticità. Ma la logica della modernità, dopo aver smantellato lo spirito della famiglia tradizionale e la forma di quella naturale e con la stessa negazione del principio dell’intangibilità della vita nascente, non si ferma e codifica come un notaio cieco ogni tipo di tendenza e di volere, assai utile peraltro alle crescenti esigenze della produzione e del capitale, che percorrono così nuove strade del consumo con offerte sempre più trasgressive e accattivanti nel nome della “moda”.
La perdita dei ruoli, la crescente mascolinizzazione delle donne e l’inquietante femminilizzazione degli uomini, oltre che indotta è volutamente incoraggiata dalle sofisticate centrali del sovvertimento, che non operano solo a fine di lucro.
Ultima frontiera – almeno fino ad ora, ma si ci aspetta tanto altro… - è il c.d. Gender, una idea che tende a generalizzarsi, che parte dall’assunto che ognuno può essere ciò che vuole apparire  nell’aspetto e anche sessualmente, basta solo volerlo e le istituzioni si premureranno a legalizzare.
Una conseguenza diretta della rivoluzione sessuale già preconizzata come liberatrice dalla frustrazioni e dai complessi.

Scegliere con il proprio arbitrio in nome di un falso concetto della libertà e senza tener conto né di ciò che si è veramente, né degli altri, specie in campo educativo, corrisponde a ridurre il soggetto alla pura dimensione animalista (l’animalismo esasperato è, infatti, una componente di questa rivoluzione) in ogni tendenza. Svuotando l’ordine naturale, la procreazione, l’educazione e ogni fondamento di valore. Arrendendosi, insomma, alla “logica” della giungla, con gli esiti che non è difficile intravedere. Le deboli anche se a volte generose resistenze a tale dissoluzione in atto sono lo specchio di una indifferenza e sottovalutazione quietistica dell’attuale realtà di crisi. 

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