Se
l'arte possiede una sua intrinseca grammatica per comunicare significato
donando un senso, essa ha bisogno di segni efficaci che simboleggino i
concetti. Tuttavia, senza una grammatica rivelativa si ha in Arte, la deriva
del linguaggio espressivo (in pittura, scultura, poesia, narrazione, musica, architettura)
nella caduta babelica del non senso, nel disarmonico, del falso concettuale, (dato che il vero
è affidato alla indagine razionale della filosofia e dell'estetica, e a quella
che penetra il mistero della verità affidata anche alla teologia, elevato
a individualistica e anarchica misura del proprio fare fine a se stesso).
La
sostanza della forma non consiste solo nella copia del vero ma nel vero che
aspira ad esserlo assertivamente, anche con modalità espressive diversificate, che
hanno l'orizzonte della bellezza nel trascendersi come conoscenza sublime, di
contro al tellurico devastante che, selvaggiamente e in modo bugiardo,
simbolizza la dissolutiva distruzione fine a se stessa, in realtà
annichilendosi.
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