lunedì 9 febbraio 2015

La riforma totalitaria della scuola, non certo bella

Pensavo tramontato il tempo della scuola del centralismo e del totalitarismo e senza spazi per la libertà della persona propri di un Makarenko.Il totalitarismo ''democratico'' impera sotto le spoglie del riformismo! L'Autonomia una volta tanto sbandierata è oggi ridotta a un nulla,un ricordo confuso di una stagione peraltro colma di demagogia rivoluzionaria e di finzioni innovative,gia' allora distruttive. Non era servita la lezione pessima delle riforme Moratti e Gelmini,dato che ora nel nome taumaturgico della ''buona'' scuola (già stabilirlo a priori che è buona suona tanto perfettismo...) la ministra Giannini,già montiana di ferro e ora renziana radicale,ci propina la sua di ricetta preconfezionata,con illusione di consultazione mediatica tanto per dire che in nome della democrazia plebiscitaria nulla si cambia.Ecco così la riforma ''efficientista'' e ragionieristica della scuola,con larvate imposizioni,norme,vincoli ,dipendenze gerarchiche onde acquisire meriti per carriere in divenire,il ritorno del tempo  pieno,l'obbligatoria ''disponibilità'' sempre in nome del risparmio e a danno dei giovani in cerca di un ruolo di professionalita' insegnante.
Voci in dissenso,tranne quelle di alcuni settori associativi e sindacali ridotti alla marginalizzazione,pari quasi a zero.
La libertà d'insegnamento teoricamente garantita dall'articolo 33 della Costituzione, basato sull'articolo 9 incentrato sullo sviluppo della cultura, è ormai nei fatti soppiantato da un dirigismo centralizzato che invoca l'uomo come prodotto sociale che,per diventare efficiente deve saper digitalizzare pittosto che sapere,professare senso critico, dare valore allo studio  e all'apprendimento, i soli e decisivi fattori della crescita umana e spirituale dei giovani. La vera alfabetizzazione e' la conquista incessante della cultura,fondamento di ogni professione,tranne che non si percepisca il disagio,la crisi di valori,lo smarrimento dei nostri giovani che  poi senza basi serie ,incolpevoli,non sapranno ben progettare ponti e strade,non sapranno curare pazienti,non sapranno prendersi insomma la responsabilita' di vivere.Fra l'altro dovrebbe esser chiaro che insegnamento e apprendimento non sono misurabili neppure con le ''competenze'' che si dovrebbero acquisire nella fantasmagorica alternanza scuola -lavoro.Se non ci si adeguera' si potra' essere considerati dei paria e ,in nome dell'eguaglianza, essere emarginati ,sottovalutati anche economicamente.Qualcuno valuterà,si dice,ma chi valuterà i valutatori.La Costituzione,sempre invocata a proposito e a sproposito,e' come un timone in Italia,dove lo si gira,va.La vera culura e' un duro pane che nasce dalla stimolazione al sapere,dalla curiosità,dal confronto,dal frequentare luoghi  deputati,in tale prospettiva riformistica tutto ciò diviene teorica possibilita',occorre infatti stare a scuola e supplire tutto il possibile,obbligatoriamente,senza scappatoie.Tutto questo in barba ai contratti di lavoro scaduti da sei anni! Ma questo non viene considerato un diritto.Se poi,poniamo,proponi un referendum sulla nuova scuola - con le firme a posto come quelle sacrosante sulla legge Fornero,naturalmente evaporate -allora si può star certi di passare per scansafatiche che vogliono solo la pensione.
Tanti altri mestieri e professioni possono essere usuranti,l'insegnamento no,dato che è roba di fortunati fannulloni, che nulla o quasi fanno e che meritano di morirci , a scuola.Anche a scapito del diritto al sapere degli studenti.

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