di Tommaso Romano
Scorrendo la copiosissima bibliografia
di Mario Attilio Levi (Torino, 12 Giugno 1902 –Milano, 28 Gennaio 1998) non si
può non registrare il colpevole oblio che circonda questa straordinaria figura
di studioso, di storico e di uomo.
Malgrado le ascendenze ebraiche chiare della propria stirpe, protagonista della
Guerra di Liberazione e della presa di Imola, medaglia d’argento al valor Militare,
professore emerito e direttore dell’Istituto di Storia Antica dell’Università
di Milano e stimato professore di molte
Università straniere (Cornell, Berkeley, Haverford, Puerto Rico) e fra i
massimi storici dell’antichità, presidente di centri scientifici di alto
livello, accademico dei Lincei, Mario Attilio Levi portò impresso il sigillo
dell’uomo libero e coerente, apertamente
a favore
dell’istituto monarchico, della sua storia e della tradizione nazionale
e imperiale, di contro alle egemonie culturali straripanti ieri e oggi in
Italia. Non è neppure ricordato come
dovrebbe dall’ambiente umano e socio-politico che pure lo ebbe fra i
protagonisti, assai stimato, a cominciare fra gli altri , da S.M. Umberto II, che lo volle vicino nei raduni
legittimisti accanto a Sergio Boschiero (come a Beaulieu sur Mer il 4 Giugno
1978), nella Consulta dei Senatori del Regno (nominato il 20 Gennaio 1973) e
nell’Unione Monarchica Italiana quale vicepresidente nazionale e insignito dallo stesso Sovrano esule a Cascais, con le
massime onorificenze tra cui l’Ordine Civile di Savoia per merito culturale. Destino
che ha segnato, peraltro, le “fortune “
di altri storici di quella parte e temperie, basti ricordare Gioacchino
Volpe, Francesco Cognasso, Niccolò
Rodolico, Rodolfo de Mattei, Giovanni Artieri ed ora, fra i pochi storici veramente
illustri operanti, Aldo Alessandro Mola.
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