di Sandra Guddo
Non lasciatevi ingannare dalla dimensione quasi tascabile di questo libro che è una preziosa raccolta dei pensieri, aforismi, frasi di Tommaso Romano, selezionati dalla sua vasta e variegata produzione letteraria, per mano di Maria Patrizia Allotta.
“ Non bruciate le carte “ titolo del volumetto in questione, è anche un monito che proviene dallo stesso interessato che, come noto, assegna alla memoria un valore assoluto, in quanto soltanto attraverso il recupero delle opere è possibile salvare dall’oblio il ricordo di chi ha voluto testimoniare il suo contributo, grande o piccolo che sia, alla costruzione del sapere per consegnarlo ai posteri . Questa raccolta non asseconda soltanto tale scopo ma segue un progetto, un disegno, soppalca la complessa architettura atta a rendere più facilmente comprensibile il pensiero di Tommaso Romano e ne fornisce una chiave di lettura che può essere condivisa o no ma che ha anzitutto l’obiettivo di esplicitare le sue idee a chi lo segue da tempo ma soprattutto a chi si accosta per la prima volta ai suoi scritti.
Esporre la propria filosofia di vita attraverso la raccolta di brevi frasi tratte dalle sue opere, rientra nella convinzione, già espressa da Edouard Manet, che la verbosità annoia il lettore mentre la sintesi ne favorisce la riflessione. T. Romano esalta la capacità di sintesi, considerata un vero e proprio dono, affermando il valore del ” linguaggio essenziale, espresso per sottrazione più che per abbondanza. “
Interpretare il pensiero di Tommaso Romano, organizzato in sistema filosofico, non sarà un’impresa facile ma è la meta del nostro viaggio interpretativo, consentitemi la metafora, che si svolge attraverso tre tappe fondamentali: la prima si sofferma sul valore della parola che è “ universo molto più che verso”; la seconda tappa ci propone l’ arte che “come verità e stile, promuove e svela”. Alla fine del percorso T. Romano ci invita ad una profonda riflessione sul senso della vita che “ è già pienezza questa vita, già ora “.
Poeta colto e raffinato, T. Romano considera la parola un dono, quasi una magia che “ si appalesa perché nasce da un pensiero che si manifesta “. La poesia ha una forte connotazione ontologica e mistico- religiosa, nasce dall’Assoluto e a Lui ritorna, rinvigorita, attraverso un procedimento metanoico. La parola in quanto “versus “ è il veicolo privilegiato della verità trascendente, rin-salda il legame tra l’umano e il divino nella continua dialettica immanenza- trascendenza.
Il versus poetico perciò non può essere utilizzato nel “ segno di improduttivi appagamenti letterari e di ricercate parole ad effetto o di consolatori ebetismi o ancora clownesco esibizionismo dell’apparire. “ Non può essere ricondotto “ a proclama ideologico, a sciatteria, a nichilismo, perdendo ( … ) il valore alto della profezia, l’annuncio di un destino, il disegno di un viaggio decisivo.” La parola è segno del segno, è un dono ricevuto impregnato di religiosità; come tale va trattata e rispettata.
La parte centrale di “ Non bruciate le carte “ costituisce una vera e propria teoria estetica in quanto da semplici frasi ed annotazioni è possibile rintracciare la sua convinzione che l’arte si esplica innanzitutto nei valori assoluti della Bellezza e della Verità. Ciò che caratterizza la nostra identità è proprio l’educazione artistica che deve avere, da parte dei governi, la stessa attenzione che si rivolge alla scienze economiche o politiche perché, proprio attraverso l’arte, un popolo può essere più consapevole e più libero. L’arte, in tutte le sue manifestazioni, consente al genio creativo di esprimersi e di operare nella tradizione, le innovazioni che si pongono “ aldilà del giudizio estetico che ciascuno di noi può esprimere.”
“ L’arte è altro dalla natura e dalla vita anche se da esse viene e si riferisce.” Utilizzando termini kantiani, è possibile affermare che l’arte rappresenta la perfetta sintesi che mette in contatto il mondo fenomenico con il noumeno, realizzando la più compiuta operazione trascendentale il cui risultato è, appunto, l’opera d’arte: non soltanto immanente né solo trascendente ma fusione di entrambe che conferiscono all’arte così intesa valore universale. L’arte ha anche una funzione liberatoria e catartica che aiuta l’uomo a superare le inquietudini e le passioni che travagliano il nostro vivere quotidiano, guidandoci infine, come affermava anche Aristotele, alla purificazione e allo svelamento della Verità.
Il nostro viaggio si conclude con un mosaico di riflessioni che mostra al lettore la sintesi della ricerca poetica-letteraria di T. Romano che potrebbe costituire, nel suo complesso, le fondamenta per una teoria sull’Etica, tema che è stato da sempre oggetto di speculazione filosofica che ha accompagnato l’uomo nel suo faticoso cammino verso la conoscenza e la verità.
Il problema etico rimanda necessariamente al problema della libertà di coscienza e quindi del “ libero arbitrio”. Come scrive T. Romano: “ Dio crea anche le nostre libertà, da non immiserire nella costruzione delle teologie “, in nome delle quali, vengono predicati da politici indegni nella “ retorica di un ordine mondiale, valori assoluti come giustizia, pace, uguaglianza, solidarietà e amore”. Ebbene “ quel Cristo non è Gesù Cristo. E’ un’altra cosa”. Le costruzioni teologiche innalzate per nascondere altri interessi ben più contingenti e miserabili, vanno abbattute per “ ricostruire il senso che è essenzialmente religio. “
Come aveva affermato il filosofo e teologo tedesco F. Schleiermacher ( 1768/ 1834 ) nella sua opera “ Grundilien einer kritik “ la religiosità “ est una in rituum varietate ”.
Essa non è conoscenza né moralità né fede perché altrimenti scadrebbe nel dogma; la religiosità spogliata dalle forme, dai riti che l’hanno accompagnata nell’evoluzione storica è musica che accompagna l’uomo nella vita del Tutto.
Per certi aspetti, il pensiero di T. Romano è molto vicino alle posizioni di Scheiermacher in quanto anche per lui è indispensabile “ ricostruire il senso che è essenzialmente religio “ per cui diventa prioritario per l’uomo contemporaneo, immerso in una società piena di falsi idoli, “ non smarrire mai la centralità dell’essere, la profondità del pensiero , la capacità di affrontare senza paure il non conosciuto.
Innumerevoli sfaccettature arricchiscono l’impianto del pensiero filosofico del nostro autore grazie ad una serie di considerazioni che costituiscono una sorta di vademecum che può accompagnare l’uomo nel suo viaggio terreno ed aiutarlo a comprendere che questa vita è già pienezza, già ora . A patto che egli comprenda che “ anche l’uomo comune, milite ignoto dell’ordinario ( … ) ogni pur piccola tessera del mosaico che comprende l’esistenza, diventa importante, determinante per l’ historia di ogni uomo “. Egli è “ tassello vivo “ che contribuisce alla costruzione del complessivo disegno di quel mosaico di cui è corresponsabile senza alcuna differenza tra il Napoleone e il piccolo raccoglitore di lattine: entrambi, ognuno a modo proprio , trovano posto nel mosaicosmo , neologismo da lui ideato per indicare la sua visione del Disegno. Ed è in quest’ottica che T. Romano rifiuta energicamente l’etica utilitaristica, basata sul do
ut des, ma riqualifica la vita quotidiana come “ palestra per applicare l’etica su cui confrontarci “.
Al di fuori di ogni atteggiamento di superomismo, di negazionismo o di nichilismo occorre sapere confrontarsi, con moderazione, “ sulle culture altre “ . Occorre rivalutare “ l’ascolto e il dialogo con tutti e l’attitudine al plurale, evitando però il sincretismo, nemico principe dell’autentica universale sintesi “.
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